Nel panorama sanitario italiano, la figura del primario rappresenta un punto di riferimento fondamentale all'interno di un reparto ospedaliero. Il primario, infatti, è responsabile dell'organizzazione e della gestione delle attività cliniche e scientifiche della struttura, nonché della formazione e dell'aggiornamento del personale medico. In molte realtà, la nomina dei primari avviene tramite un concorso pubblico che garantisce trasparenza, merito e competenza nella selezione dei candidati più idonei a ricoprire tale ruolo. Tuttavia, a Trento, una pratica insolita suscita dibattiti e controversie: la nomina dei primari dei reparti sanitari avviene direttamente attraverso la designazione da parte dei professori universitari, senza la necessità di un concorso pubblico.
Questa pratica, che potrebbe sembrare discutibile dal punto di vista della meritocrazia e della trasparenza, trova giustificazione nella peculiarità del sistema sanitario trentino, dove l'Università e l'Ospedale sono strettamente legati e integrati all'interno di una realtà unica, l'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS). In questo contesto, i professori universitari, che spesso svolgono anche la professione medica all'interno degli ospedali, assumono un ruolo chiave nella formazione dei futuri medici e nella gestione delle strutture sanitarie. La nomina dei primari da parte dei professori universitari potrebbe quindi essere interpretata come una scelta volta a garantire una maggiore coesione e sinergia tra la formazione accademica e l'attività clinica, con l'obiettivo di favorire lo sviluppo di una medicina di qualità e all'avanguardia.
Tuttavia, non mancano le voci critiche che sollevano dubbi sulla legittimità e l'equità di questo sistema. In particolare, si evidenzia il rischio di favoritismi e nepotismo nella designazione dei primari, con la possibilità che vengano privilegiati candidati legati da rapporti personali o accademici con i professori universitari coinvolti nella scelta. Inoltre, la mancanza di un concorso pubblico potrebbe limitare l'accesso a questo ruolo a professionisti meritevoli ma non direttamente collegati all'ambiente accademico trentino, riducendo la diversità e la competenza all'interno dei reparti ospedalieri.
Per affrontare queste criticità e garantire un sistema di nomina dei primari equo e trasparente, potrebbero essere adottate alcune misure volte a conciliare la peculiarità del contesto trentino con i principi di meritocrazia e competenza. Ad esempio, potrebbe essere istituita una commissione mista composta da rappresentanti dell'Università, dell'Ospedale e di enti esterni, incaricata di valutare le candidature e di garantire la correttezza e l'imparzialità del processo di selezione. Inoltre, potrebbero essere introdotte procedure di valutazione periodica delle performance dei primari, al fine di assicurare un costante monitoraggio della qualità dell'assistenza e della gestione dei reparti.
In conclusione, il sistema trentino di nomina dei primari dei reparti sanitari da parte dei professori universitari rappresenta una peculiarità che, se da un lato può favorire la coesione e la sinergia tra formazione accademica e attività clinica, dall'altro solleva dubbi e perplessità riguardo alla trasparenza e all'equità del processo. È necessario avviare un dialogo costruttivo tra le diverse parti coinvolte al fine di individuare soluzioni che concilino le esigenze del sistema sanitario trentino con i principi di meritocrazia e competenza, garantendo così un servizio sanitario di qualità e accessibile a tutti i cittadini.