Nel panorama legislativo italiano, il dibattito sulla regolamentazione del fine vita è sempre più attuale e dibattuto. Con l'entrata in vigore della Legge 219/2017, nota come "Legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento e sul consenso informato", si è aperto uno spazio per la regolamentazione di questioni delicate legate alla fine vita, come il testamento biologico e le direttive anticipate.
Tuttavia, la questione dell'eutanasia e del suicidio assistito rimane ancora un tabù nel nostro Paese, con posizioni contrastanti che vedono da una parte la difesa del diritto alla vita e dall'altra la tutela della libertà individuale di scegliere come e quando porre fine alle proprie sofferenze.
Una delle principali criticità emerse dalla Legge 219/2017 riguarda la competenza delle Regioni in materia di sanità e il rischio di frammentazione normativa sul territorio nazionale. Attualmente, infatti, ogni Regione ha la facoltà di regolamentare in maniera autonoma l'applicazione delle disposizioni anticipate di trattamento, creando un quadro normativo variegato e spesso disomogeneo.
Questa situazione pone in evidenza l'urgente necessità di una legge nazionale che armonizzi le normative regionali e garantisca una tutela uniforme dei diritti dei cittadini in materia di fine vita. Una legge nazionale sul fine vita potrebbe definire in maniera chiara e inequivocabile i diritti e i doveri di pazienti, familiari e operatori sanitari in situazioni di malattia terminale o di sofferenza insostenibile.
Tra i principali punti su cui una legge nazionale dovrebbe concentrarsi vi è sicuramente la regolamentazione dell'eutanasia e del suicidio assistito, temi che richiedono un approccio attento e rispettoso della dignità umana. In molti Paesi europei, come Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, l'eutanasia è legalizzata e regolamentata, garantendo ai cittadini il diritto di scegliere di porre fine alla propria vita in condizioni di sofferenza estrema e irrimediabile.
Altri aspetti che una legge nazionale sul fine vita potrebbe affrontare sono la promozione e la diffusione della cultura del testamento biologico, lo sviluppo di servizi palliativi e di cure domiciliari per garantire una morte dignitosa e il riconoscimento del diritto dei pazienti a essere informati in modo completo e trasparente sulle proprie condizioni di salute.
In conclusione, l'autonomia regionale per la legge sul fine vita rappresenta un passo importante verso la tutela dei diritti dei cittadini, ma al contempo evidenzia la necessità di un intervento legislativo a livello nazionale per garantire una regolamentazione uniforme e rispettosa della dignità umana. È fondamentale che il dibattito su questo tema delicato sia condotto in modo aperto, trasparente e rispettoso delle diverse posizioni, al fine di trovare soluzioni condivise che tutelino al meglio i diritti e la dignità di ogni individuo.












































